• LA PIAZZA DEL POPOLO

    Leone Podrini

    Non sono un frequentatore della piazza, così come non lo sono di altri spazi tipici della città: il Trebbio, il mare, il porto, via Rossini, via Branca, il Corso.
    Vivo la città nel suo insieme senza provare, come tanti, il piacere di essere in un luogo piuttosto che in un altro.
    Non ho preferenze particolari, mete istintive e, quando esco di casa per passeggiare, devo pensare a dove andare.
    Nei confronti della città sono apatico, emotivamente inerte; la città non mi “avvolge” e non mi coinvolge. Forse perché mi è cresciuta addosso, è parte di me e questo può anche significare che è rassicurante, non ostile….
    Anche se non ci vado abitualmente, però, devo dire che la Piazza del Popolo mi emoziona, mi trasmette sensazioni, mi risveglia, si “fa sentire”, mi avverte che sono li.
    Appena oltre l’ingresso, superata la strettoia dei palazzi di via S. Francesco, la piazza mi “accoglie” e la sua dimensione, eccessiva, accentua la riconquista della luce, la rassicurante complicità dello spazio di relazione, la riconciliazione con la gente, con la vita.
    E’ lo spazio come essenza fisica che prevale e non l’intorno che la definisce.
    E’ sulla piazza che si concentrano alcune delle funzioni principali della città ma nessuno dei palazzi che la contengono, a parte il palazzo della Prefettura, mi appare come emergenza eretta a punto di riferimento cosicchè, il “grande vuoto”, mantiene autonomamente il suo ruolo di simbolo.
    Le architetture che la circondano, ne definiscono solo planimetricamente lo spazio assegnandole, nell’insieme, la funzione di contenitore e il compito di restituire l’idea di architettura come insieme, come combinazione di spazi e di oggetti tra loro interagenti, anziché unici e privilegiati e che trapassa, dal singolo manufatto architettonico, all’architettura nella sua vocazione  più marcatamente urbana.
    Alcuni dei palazzi che vi si affacciano, hanno pretese di eloquenza e, un pò, anche di monumentalità; gli altri, mi danno più l’idea di architetture d’attesa, sospese tra un inoperoso isolamento e l’aspirazione alla coralità dell’insieme.
    Gli assi delle strade che la tagliano, ne enfatizzano la connotazione di spazio definito e deputato a mettere in risalto la sua vocazione all’accoglienza.
    Certo la Piazza Del Popolo non è paragonabile ad altri splendidi vuoti urbani che si trovano in più importanti città italiane, capolavori senza tempo firmati da grandi architetti che li hanno resi immortali; è però, comunque, un luogo testimone di un passato che immagino frequentato da mercanti, imbonitori, forse artisti….. e che accoglie un presente meno pittoresco, ma ugualmente bello e imponente  dove immortalare la quotidianità e renderla eterna nella memoria.

     

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