• DOPO LA MODERNITA'

    Leone Podrini

    La storia si ripete, dunque. Il nuovo dibattito sull’attuale teoria dell’imitazione mette in luce le contraddizioni dell’uomo moderno, che non sono diverse da quelle dell’uomo passato, a dimostrazione dell’instabilità e delle incertezze latenti nella civiltà.
    Dopo il Movimento Moderno il problema dell’architettura rimane aperto: ogni relazione proposta si dissolve nella incertezza delle scelte, dispersa lungo una strada che non si sa dove porta.
    L’arido positivismo del computer e la stereotipa “macchina per abitare” ristudiata in laboratorio per ridurla a una serialità in grado di divenire città, o il seducente romanticismo dell’architettura – arte?.
    Non è chiaro quale possa essere la dottrina architettonica da inventare per il futuro, né con quale strategia tecnica sostenerla.
    Attualmente l’architettura viene prodotta in un particolarismo esasperato nel quale varietà, stranezza, ricerca dell’originale e dell’unico, sono caratteri adottati come obiettivo finale e non come combinazione formale conseguente ai contenuti intrinsechi dell’opera progettata.
    Il mondo formale che si evolve da un simile humus intellettuale, non tiene conto che l’architettuta non ha solamente necessità estetiche o tecnologiche.
    L’architettura ha dentro di sé problematiche più profonde e radici che affondano nella sua stessa storia e il prodotto architettonico, quello della nostra epoca così come è avvenuto per quello delle epoche precedenti, deve svilupparsi indissolubilmente dalla ricerca delle proprie matrici metafisiche ed epistemologiche. Il postmoderno si rifà alla storia, ma poi si perde nell’anacronistico assunto che l’architetto, oggi, deve ricollegarsi a un vocabolario convenzionale che il movimento moderno ha giustamente svalutato e deve adattarsi alla difesa della contraddizione. Ma poiché in ogni epoca “la buona architettura nasce invariabilmente dai fermenti ideologici, tecnici e artistici del tempo”, al di sopra dei contenuti specifici che li provocano e li caratterizzano, anche il Postmoderno va considerato in questa ottica e per quella che è la sua vera vocazione: stimolare il cambiamento.

     

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