Leone Podrini

Anche l’arte, nel Rinascimento, rispecchiava il quadro di una società completa, che si presentava cioè come rappresentativa di un tempo “ordinato”, all’interno di una realtà complessiva “organizzata” ….nella quale l’uomo scopriva sé stesso e il reale universale che lo circondava e riconsiderava la vita secondo una nuova elaborazione concettuale che scaturiva da una visione culturale strettamente collegata all’intima interiorità di una vita arricchita e plasmata da un più libero sviluppo dell’attività spirituale a livello filosofico, fondato su metafisiche certezze. 
Si ricercava e si studiava la verità, si operava a imitazione della natura che si veniva scoprendo, si ragionava liberi da condizionamenti e imballaggi mentali; la scienza non prescindeva dall’arte e viceversa, e il procedere creativo era agganciato alla rivalutazione della storia non più intesa come contenitore di concetti astratti, ma sicura indicatrice di esperienze.
Sul vivido sfondo di questa multiforme ed elevata civiltà, fondata più sull’intelligenza che sulla potenza, i valori nuovi e sconosciuti che si affermavano sarebbero rimasti essenziali nella storia dell’umanità; era una società che esaltava l’importanza dell’uomo come tale, considerandolo “misura di tutte le cose”. E anche la sua arte si fondava sulla limpida e sicura ragione umana, sulla sua volontà di rendersi conto del mondo esteriore per essere più saldamente sé stessi.
Era un’arte che, più di ogni altra, guardava intensamente alla realtà e cercava di coglierne la naturalezza e il movimento ma, in nome della superiorità e serenità della ragione, alle apparenze del reale imponeva leggi di ordine, equilibrio e chiarezza in forza di uno spirito che voleva condizionare la realtà esteriore e non già esserne contagiato.
Se anche la società contemporanea si facesse riplasmare, rimodellare, riordinare e riorganizzare da un nuovo rinascimento, parole come verità, natura, arte, cultura e ordine, avrebbero un significato nuovo, vero e impegnativo per tutti.