• LA PITTURA COME MESTIERE

    Leone Podrini

    Avrei dovuto dedicarmi alla pittura come mestiere e impegnarmi di più nella ricerca e nell’esercizio per acquisire abilità, personalizzazione del linguaggio, talento ed autocritica. 
    Per me, che non so se posso essere considerato un pittore vero, la pittura è stata invece un mezzo per non uscire totalmente sconfitto  dal confronto con le complessità e le contraddizioni quotidiane del mio lavoro di architetto.
    Lavoro che ho voluto fare con tutto me stesso ma che comincio a non amare più perché costretto, dalla burocrazia e dalla speculazione, a produrre architetture quasi sempre subite e raramente condivise, ridotte a semplici agglomerati di vite senza significato e prive, in sintesi, di fantasia e di carica emotiva.
    Complessità e contraddizioni che, il più delle volte,  mi hanno impedito di appropriarmi dell’anima delle cose e di carpire, dal lavoro quotidiano, quanto basta per ribaltare, almeno un po’, il senso della vita.
    Complessità e contraddizioni che sono riuscito a mitigare solo catapultando nella tela il mio immaginario fatto di sensazioni, a volte anche irreali e irrazionali, facendomi aiutare e contaminare, in questo, dagli artisti antichi e contemporanei che amo di più.
    Le città figlie del caos e quelle scolpite nella roccia che dipingo, sono la  rappresentazione di una mia personale visione della realtà e paradossalmente, per non schiacciare tutto, a volte anche la memoria, e non ricoprire di cemento le macerie dell’architettura contemporanea, le pervado di un’area fiabesca che è diventata un modo per dire della gioia e del dolore dell’esistenza,……oltre che un buon metodo per parlare di speranza, liberare l’anima e disintossicarmi, ogni tanto, dall’architettura.”

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