• "LA MENTE, L'ANIMA, LA FANTASIA"

    Armando Ginesi   (Dal catalogo della mostra)

    Le opere pittoriche di Leone Podrini mi ricordano il mondo visivo di Emilio Tadini e quello, un po’ più remoto, di Franco Gentilini. Ma anche il pensiero visivo di Gianni Rodari, l’immaginazione letteraria più sofisticata di Italo Calvino e di Dino Buzzati.
    I quadri del pittore pesarese raffigurano località (tòpoi) della mente e dell’anima in cui la fantasia la fa da padrona. La fantasia pura, intendo, quella che ogni buon dizionario della lingua italiana definisce “facoltà della mente umana di creare o rappresentare immagini, fatti e simboli che traggono ispirazione dalla realtà anche discostandosene liberamente o di inventarne di irreali”. Ci sono altre definizioni, poi, nelle quali si tira in ballo la creazione bizzarra e irrazionale.
    Insomma la fantasia intesa come capacità di elaborare pensieri e immagini in assoluta libertà.
    E vi pare cosa da poco?

    Si tenta, da varie parti e in più modi, di condizionarci, come umanità: lo hanno fatto i potenti di sempre, ma oggi riescono a farlo in maniera più subdola grazie al formidabile appoggio di una tecnologia avanzata posta al servizio dell’imbroglio.
    Condizionarci vuol dire tentare di rubarci il cuore segreto dell’anima, che è il pensiero.  Nel passato ci hanno sottratto tantissime altre cose, ma oggi puntano ad impadronirsi delle nostre cogitazioni influenzandoci con bombardamenti di notizie e immagini. Quindi cercano di penetrare all’interno della nostra mente per risucchiarne il pensiero e, con esso, per governare finanche i nostri sentimenti. Ma la fantasia no, vivaddio, non riusciranno a portarcela via.
    E’ quello che deve aver pensato Leone Podrini il quale, con la pittura, crea un universo di fantasia costituito da figure, cose, edifici, scorci di natura che sembrano magici, avvolti come sono da un alone di tempo in sospensione, di aria rarefatta. Quasi un mondo di fiaba per gente adulta che però non dispiacerà ai bambini.

    C’è, nella buona pittura materica di Podrini, compendiata, una sapienza che deriva dalla visione di tante opere d’arte [antiche e contemporanee, con un occhio specialmente rivolto ad alcune esperienze della Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) tedesca, detta anche Realismo Magico, la quale, di per sé, ricorda alcuni postulati di Valori plastici, ma anche la pittura di Giorgi De Chirico e di Carlo Carrà).
     A proposito di De Chirico, da lui Podrini sembra aver derivato l’atmosfera metafisica che aleggia all’interno delle sue composizioni o attorno alle sue figure. Del resto la Metafisica, in pittura, si basa sulla sospensione del tempo, sul silenzio, sull’irrazionalità delle situazioni che scaturisce dalla decontestualizzazione delle cose e, conseguentemente, sulla loro fuoriuscita dalla dimensione della logica (tutte condizioni che preparano l’anticamera del Surrealismo) e quindi della magia.

    Rispetto alla Metafisica dechiricana, però, questa di Podrini è meno silenziosa e, se vogliamo, meno seriosa. Inoltre vive meno in apnea. Esprime anche un desiderio di sorriso accennato, di lieve letizia, finanche di gioco. Perché dietro ad essa, c’è l’eterno fanciullo pascoliano che preme e che ricorda i tempi felici della sua vita trascorsa, prima che indossasse gli abiti – e con essi la forma mentis – dell’adulto.

    Ho fatto riferimento alla felicità perché mi sembra di percepire, in sottofondo, dietro le immagini elaborate dalla fantasia del nostro artista, il canto di un uccello a primavera.
    Che è libero e felice, buon per lui.
     

     

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